domenica 12 febbraio 2012

di Giampiero Calapà e Paolo Dimalio




ARCHIVIO CARTACEO | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 febbraio 2012  

Sanità Roma, ospedali al collasso.
Bambina seduta a terra in corsia per 40 ore L'episodio al San Camillo di Roma, il polo più grande d'Europa.
Il padre della bambina: “Ho dovuto staccare un sedile della mia auto per non farla stare con la flebo sul pavimento del pronto soccorso”“Era la prima volta che portavo la bambina in ospedale e non immaginavo di trovare una situazione del genere, l’abbiamo portata al San Camillo.
Non c’era un posto a sedere. Avevo la bimba in braccio, svenuta perché erano cinque giorni che soffriva di vomito e diarrea. Completamente disidratata.
Non c’era neanche un posto in corridoio, neppure gli attacchi per le flebo”. Roberto Montacci, 47 anni, papà di una bimba di 5 anni, non poteva immaginare che in quel momento sarebbe incominciato un calvario di quaranta ore nel più grande ospedale d’Europa, nel quartiere patinato e centrale di Monteverde. Non poteva immaginare, papà Roberto, che avrebbe dovuto smontare il sedile della sua Multipla, per evitare alla bambina il freddo pavimento della corsia d’ospedale.

“Prima ci eravamo rivolti al Bambin Gesù – continua Roberto –, ma là ci hanno detto che i piccoli venivano trasferiti al San Camillo: era tutto pieno. Quindi siamo andati direttamente al San Camillo. Appena arrivati caos totale. Centiniaia di bambini, gente che urlava. Ci siamo messi in coda, come tutti gli altri. Dopo un paio d’ore ci hanno detto che i tempi di attesa erano di circa sei ore, erano le 8 di sera: mi hanno fatto un po ’ di posto sul tavolo della guardia, dove c’erano già altri due bambini”. Una situazione insostenibile per una bambina di 5 anni, provata da una pur banale influenza, ma appunto per questo neppure bisognosa di chissà quali cure e quali specialisti. Serviva soltanto una situazione normale: in un ospedale di Roma nel 2012, invece, quanto accade può non essere così normale. 
Tanto che dieci sigle sindacali del San Camillo, mille medici rappresentati, definiscono “al collasso” l’ospedale: “La politica sanitaria, regionale e aziendale, è da tempo orientata al contenimento della spesa”. Anche per i sindacati è “drammatica la situazione del pronto soccorso: siamo sgomenti quando vediamo che i cittadini sono costretti a trascorrere giorni in uno stato di promiscuità, talora assistiti su materassi adagiati sul pavimento”, e chiedono “la riapertura di 50 posti letto e la stabilizzazione di tutto il precariato esistente”.


Roberto, quella notte, decide di riportare la piccola a casa dopo più di due ore: “Ma la bambina continuava a stare male. Quindi, verso le 4, 30 di mattina sono ritornato al San Camillo, da solo, fuori di me. Dopo qualche ora sono riuscito a far vedere la bambina da una dottoressa. Subito viene riscontrato che mia figlia ha una febbre altissima ed è in forte stato di disidratazione. Le applicano la flebo e me la mettono in braccio, intanto nel corridoio c’era sempre un caos assurdo. Chiedo alla dottoressa quante ore dovrò stare così, con la bimba in braccio. Mi risponde dieci, dodici ore. 
Io ho una Fiat Multipla, per fortuna è molto facile staccare i sedili… decido di fare così”. Roberto, per evitare che la figlia venga messa per terra, corre al parcheggio per staccare uno dei sedili: “In un primo momento la dottoressa dice di non essere d’accordo. Allora, le dico, datemi un posto a sedere. Replica del medico: stacchi pure il sedile della macchina.

Qualche ora dopo mia moglie mi dà il cambio e riesco ad andare a prendere il passeggino. Dopo dodici-quattordici ore finalmente arriva una barella, così il passeggino lo abbiamo prestato a un altro bambino, perché un infermiere mi guardava con le lacrime agli occhi: ‘ Che fa? 
Porta via un posto letto? ’. Gli infermieri per me sono degli eroi, non sapevano a chi dare i resti. Ma possibile che nel Pronto soccorso ci sia un solo medico? Non c’era la tachipirina…
 Bambini di due mesi che arrivavano dal Bambin Gesù con diagnosi di influenza, mentre avevano la polmonite. Sono dovuto andare a comprare l’Enterogermina, i pannolini, per altri bambini. Siamo stati al Pronto soccorso in tutto quaranta ore. 
Adesso sta bene”. Lieto fine quindi, ma non troppo. “L’hanno dimessa con quasi 38 di febbre, un’ora prima ha vomitato. Ma mi hanno detto: meglio che te la porti a casa, che qui rischi pure che si prenda qualcos’altro”.