domenica 27 marzo 2011

Caro fratello migrante

.... getta le scarpe in mare.

pubblicata da Rita Pani
sabato 26 marzo 2011

L’altra sera ho sentito un tuo amico dire forte che era felice di essere arrivato nel paese della Libertà. Io non so chi sia il bastardo che vi ha raccontato questa menzogna, e per questo son qua a spiegarti qualcosa che forse, nella tua terra, non sentirai mai dire, o forse la tua disperazione vincerà sulla ragione, rifiutando di sapere. Purtroppo la realtà la vedrai solo quando, dopo giorni d’inferno, la terra che spunta dal mare ti farà commuovere e sospirare, felice d’avercela fatta, e di non essere finito inghiottito dal mare o essiccato nel deserto, come spesso capita a qualcuno di voi.

La libertà in Italia è fasulla, non è proprio quella che potresti sperare. La libertà in Italia è come l’acqua, inizia a scarseggiare e pure noi ci stiamo abituando a risparmiare, bevendo sempre più a piccoli sorsi. Tuttavia l’Italia è l’Italia, terra che sa sopravvivere e trascinarsi, terra che con l’espediente può anche mantenere in vita. E allora ci son cose che devi sapere, per non finire dimenticato in un carcere, o in un campo di segregazione.

Ricordati sempre che arrivando in Italia, la prima libertà che avrai sarà quella di perdere la tua identità: non importerà a nessuno di sapere chi sei o quel che sei, tanto profugo non lo sarai mai. Appena i tuoi occhi asciugheranno le lacrime, tu non sarai più un essere umano, e non importerà a nessuno se hai studiato più di un leghista, se più di lui hai letto libri, o del tuo sapere: tu sarai semplicemente un clandestino. Ricorda quindi, caro fratello, di gettare le tue scarpe in mare. Che il tuo piede sia nudo prima di posarsi sulla nostra terra di libertà. Perché qua ci son ministri che non tollerano che tu – povero – abbia le scarpe.

Non importa se in terra tua eri un intellettuale, un letterato, un insegnante che osteggiava il potere. In Italia non c’è bisogno di liberi pensatori. Il paese della Libertà ti offrirà la libertà di cambiare mestiere. Ora che arriva l’estate potrai essere sfruttato nei campi per i pomodori. Stai tranquillo, perché tu, a differenza di noi che nel paese della libertà ci siamo nati, un lavoro lo troverai. Non ti impressionare se sentirai parlare di un sacco di merda che si chiama borghezio che parla usando gli slogan che furono dei nazisti del terzo Reich. Finge. In fondo son proprio loro quelli che vi aspettano, per potervi sfruttare, proprio come facevano in America nei campi di cotone. Devono dirlo, perché devono illudere gli italiani di essere liberi di essere razzisti, ma alla fine son contenti quando il mare vi consegna alla terra, perché non devono fare come gli americani, voi pagate per diventare loro schiavi.

Quando finalmente scenderai dal barcone e ti verrà assegnato un numero (è adesivo, per fortuna non lo tatuano più sull’avambraccio) non smettere mai di dire che non sei un criminale, che vieni in pace e che vuoi solo lavorare. Dì con forza che non sei qua per delinquere, che non hai intenzione alcuna di affiliarti alla mafia o di diventare mano d’opera per la camorra. Perché qua in Italia noi i criminali, li tolleriamo solo se stanno al governo, anzi, c’è qualcuno di noi che persino li vota per governarci.

E mi raccomando, se sei poco più di un bambino, e i tuoi genitori hanno pagato un poco di più per metterti in salvo, quando scriverai a casa dì che il posto è bellissimo, che tutti ti vogliono bene, che hai le calze colorate e i pantaloni puliti. Impara un po’ a mentire a mamma e papà che forse non sapevano che finirai presto a prostituirti alla Stazione Termini, o che qualcuno ti comprerà, in questa Italia della Libertà per poi mandarti per strada ad elemosinare, e se sarai fortunato, nemmeno sparirai, numero tra i numeri cancellati o dimenticati, per dare un rene o un polmone a quelli di noi che se lo potranno comprare.

Fratello migrante, so che non è facile, parti se devi, ma se puoi cambia rotta. Dacci il tempo di tornare ad essere un po’ più liberi e civili, in modo che io possa smettere di vergognarmi di essere – purtroppo – italiana.

Rita Pani (APOLIDE)




GIORNATA DELLA TERRA" IN PALESTINA E A PALERMO!!???

pubblicata da Zaher Darwish 28 marzo 2011

nel 1976, durante le manifestazioni di protesta contro gli espropri di terra, da parte dello stato del terrore israeliano, cadevano sei giovani palestinesi-cittadini dello stato del terrore-, da allora si commemmora quella giornata, che oggi assume un senso che supera i confini palestinesi, e prende radici nelle contestazioni all'apartheid e alla colonizzazione economica, militare e culturale diffusa, non solo in palestina, ma sull'intero globo.

La giornata della terra, è la giornata dell'amore per la propria terra e per la libertà del proprio popolo e di tutti i popoli, è la giornata che che incorpora l'amore per l'aria, per gli alberi.

E' il giorno nel quale tutte le lotte dei ragazzi dell'intifada esprimono il priprio attaccamento al proprio diritto di esistere e di continuare a vivere nella propria "terra", nonostante le politiche che tendono a soffocare la libertà e costringere i giovani palestinesi a lasciare la propria patria, ed per questo motivo che assume ancora un maggiore significato caraterrizzare le lotte odierne a tutela dei rifugati e dei migranti dedicando queste lotte alla palestina ed alla giornata della terra.

Invito tutti gli amici che condividono questo pensiero a fare il minimo anche possibile pubblicate sui vostri profili la bandiera della palestina perchè essa significa la nostra libertà, la libertà di tutti.


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L’Europa chiede all’Italia 57 milioni di euro per gli sperperi del precedente governo regionale calabrese di centrodestra sui quali ha indagato Luigi De Magistris. Radio Londra chiama e Bruxelles risponde. Secondo Giuliano Ferrara, “Luigi De Magistris non sarebbe diventato nessuno se avesse impostato delle inchieste che mettevano capo a qualcosa di vero e di concreto”. Secondo l’Olaf, l’Ufficio antifrode europea, qualcosa di concreto quelle inchieste lo hanno prodotto. Grazie all’indagine Poseidone, per esempio, sono stati risparmiati 48,8 milioni di euro.
Lo dice il rapporto 12127-I-2010 dell’Olaf, appena trasmesso agli uffici giudiziari italiani.

Il Fatto Quotidiano è riuscito a visionarlo. Porta la data del 6 ottobre 2010 e si intitola “Depuratori-Procura di Catanzaro”. L’Olaf, una direzione generale composta di 500 uomini, fa proprie le ipotesi di accusa formulate nel lontano 2005. Sei anni dopo l’avvio dell’inchiesta sui depuratori calabresi a Catanzaro e quattro anni dopo l’apertura dell’indagine parallela a Bruxelles (essendo coinvolti i fondi europei) si può fare finalmente un bilancio.

Nel febbraio scorso c’erano state le 35 richieste di rinvio a giudizio (su 40 indagati) del procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli (subentrato nell’accusa) ora l’Olaf presenta il suo conto: 114 milioni di euro di danno (“vero e concreto”, come dicono a Radio Londra) per il bilancio comunitario, il più grande mai accertato dall’Ufficio anti-frode comunitaria.

La relazione finale dell’Olaf si compone di 35 pagine fitte. Gli investigatori che firmano il rapporto, gli italiani Giorgio Brattoli (funzionario Ue) e Francesco Albore (maggiore dei Carabinieri) coordinati dal capo dell’Unità investigativa Olaf, James Sweeney, hanno fatto la spola con l’Italia per quattro anni per acquisire carte e testimonianze negli uffici della Regione Calabria; del Commissariato per l’emergenza ambientale del Tribunale di Catanzaro, dell’ufficio giuridico presso la Protezione civile e infine del ministero dell’Ambiente.
L’indagine dell’Olaf non cercava i reati come quella dei pm italiani, ma mirava a verificare se i fondi strutturali europei fossero stati spesi correttamente dal Commissariato all’emergenza ambientale guidato dal presidente della Regione di centrodestra, Giuseppe Chiaravalloti (oggi all’Autorità Garante della Privacy), e gestito dall’uomo di Alleanza nazionale Giovambattista Papello, divenuto poi tesoriere della Fondazione del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli.

Nella sintesi finale della relazione si legge che il danno evitato per il bilancio comunitario è pari a 48,8 milioni di euro, dei quali 24,4 milioni di euro provenienti dai fondi strutturali dell’Europa.
Purtroppo molti buoi erano già fuggiti dal recinto e così il “danno causato” è stato comunque di 114 milioni di euro dei quali ben 57 milioni di euro provenienti dai fondi strutturali europei.

Ecco perché a pagina 33 della relazione si legge la frase che non farà piacere al ministro dell’Economia Giulio Tremonti: “Alla luce dei risultati sopra descritti si raccomanda all’ordinatore della spesa della Commissione europea, DG REGIO, a prescindere dagli esiti delle indagini giudiziarie italiane (cioè anche se il Tribunale di Catanzaro dovesse dar torto all’impostazione di De Magistris e Borrelli, ndr) il recupero totale dei contributi elargiti per un ammontare alla data del 28 aprile 2009 di 57 milioni di euro” (....) “inoltre si raccomanda all’unità Olaf C1 di raccogliere gli esiti dei procedimenti penali e della Corte dei conti, di inviare il presente rapporto alle autorità giudiziarie italiane e alla magistratura contabile”.

Il rapporto ripercorre la storia dell’indagine: “Nel luglio 2007 a seguito dell’analisi delle informazioni ricevute nell’ambito delle attività di monitoraggio delle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Catanzaro, in Italia, l’OLAF apriva un’indagine amministrativa esterna, al fine di appurare la legittimità dell’uso dei contributi comunitari (...)
Nell’ambito dell’indagine amministrativa l’OLAF ha rilevato, come meglio descritto nel corpo del presente rapporto, gravi irregolarità amministrative che hanno permeato tutte le fasi di esecuzione dei progetti co-finanziati nell’ambito delle azioni 1.2 c) e d) del POR Calabria 2000-2006.
In particolare: la mancata osservanza delle norme relative agli appalti pubblici dovuta all’utilizzo di deroghe non applicabili a progetti inerenti la programmazione comunitaria; l’assenza di una contabilità analitica; la mancata osservanza delle norme sulla pubblicità; gli enormi ritardi nell’ultimazione dei lavori e nei collaudi; il mancato trasferimento nei tempi previsti delle competenze relative al settore della depurazione agli enti ordinariamente competenti e inoltre l’esiguo numero dei controlli effettuati”.

Per tutte queste ragioni, l’Olaf chiede indietro all’Italia “il recupero in toto dei sussidi elargiti per i 48 interventi oggetto della presente indagine, per un ammontare complessivo, alla data del 28/04/2009, di 57 milioni di euro”, sempre grazie all’inchiesta dell’ex pm “il commissariato delegato per l’emergenza ambientale ha provveduto ad escludere ulteriori 21 interventi per un ammontare di 40,4 ME e ulteriori spese per 8,4 milioni di euro”.

L’Italia illegale che guadagna sugli sperperi dei soldi europei non sarà grata a Luigi De Magistris. L’Europa gli deve 57 milioni di ringraziamenti.

Forse per questo l’hanno eletto presidente della Commissione di controllo sul Bilancio europeo.

Da Il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2011